domenica 28 novembre 2010

Natale aziendale

Siamo arrivati al periodo in cui molte aziende organizzano il Natale tra colleghi, pochi giorni prima delle festività natalizie.
Quando si avvicina il Natale tante aziende e datori di lavoro, per dare un ulteriore gratifica ai dipendenti organizzano cene, riunioni e momenti di festa aziendale.
Di solito le cene aziendali sono un'occasione di ritrovo, una gratificazione per tutto il personale, la soddisfazione per aver raggiunto un traguardo, e festeggiare il Natale con i collaboratori, l’intera squadra di lavoro.

Parliamo sempre di Natale, però verifichiamo che secondo la Cgia per le prossime spese natalizie non vi saranno regali per un italiano su quattro.

Cosa significa?
Secondo questa indagine la percentuale di chi non acquisterà doni passerebbe dal 19,7% dell'anno scorso al 23,8%. In aumento probabilmente saranno libri, vino e lingerie. Calano i capi di abbigliamento e i viaggi
Sembra che è in crescita il numero di persone che quest'anno, a fronte della crisi economica che continua a preoccupare e colpire una buona parte degli italiani, non farà nessun regalo di Natale.

La speranza è che il gap sia più contenuto quando si farà il bilancio finale dopo le festività. Quello che si prospetta, rispetto agli anni passati gli italiani riceveranno in dono più libri, un grido a favore delle cultura. In forte discesa l'acquisto dei capi di vestiario, le calzature, i viaggi e le vacanze.

Comunque vada peserà la crisi economica sul Natale e probabilmente cambieranno gli indirizzi dei regali rispetto all’anno scorso.

Quindi le aziende che possono permettersi di dare ulteriori gratificazioni ai dipendenti devono fare in modo di organizzare il natale aziendale e dare delle “soddisfazioni” ai dipendenti.

giovedì 25 novembre 2010

Offerte di lavoro: come valorizzarle?

E' indubbio che l'ingresso nel mondo del lavoro, per i giovani soprattutto e per coloro che cercano di ricostruire una determinata carriera, oggi è estremamente difficile per alcune cause: flessibilità del lavoro, competitività, mercato saturo e contratti di lavoro che rendono la vita dei lavoratori difficile, in modo particolare quando si tratta di giovani che affrontano la prima esperienza lavorativa. Di solito è un percorso in salita, costellato di scelte non facili e di una serie di fattori, tra cui le aspirazioni proprie e dell'azienda, che per forza di cose condizionano un momento decisivo per gran parte della vita.

Come possiamo muoverci per farci conoscere ed apprezzare?
Vediamo i primi passi per cercare di trovare lavoro. Si perché il più delle volte è una vera e propria ricerca: dove cercare i documenti, come presentarsi, quali dettagli non omettere. Riuscire a districarsi nelle molteplici opportunità, sia reali che a volte apparenti, è difficile.

Alcuni consigli per non perdere l'occasione forse giusta giusta.
Innanzitutto avere un modello di Curriculum vitae in formato europeo sempre aggiornato e che sia sviluppato con un determinato ordine, chiarezza e sintesi per definire le capacità, le esperienze e le aspettative lavorative.
Il curriculum vitae è il biglietto da visita dell'aspirante lavoratore: deve essere in grado di attirare l'attenzione, di distinguerlo dagli altri e di focalizzare mettere in risalto le esperienze più importanti. Per alcuni consigli riporto a visitare la pagina del blog.
Vediamo le prime mosse per poter affrontare questo intricato pianeta delle offerte di lavoro.
E' fondamentale stilare un elenco delle aziende collegate al proprio ambito di studi e di interesse prima di proporsi per una candidatura. Nell'immenso mondo di  Internet, la ricerca è si semplice, ma comunque va valutata con attenzione: una volta visualizzato l'indirizzo mail dell'azienda, si può inviare il proprio c.v. direttamente per posta elettronica. Sempre sul web si possono consultare molti  siti dedicati al lavoro ed  alcuni specializzati in settori, ricchi di offerte generalmente suddivise per categoria: essere inseriti nel database di un portale di ricerca lavoro può risultare un buon inizio per concretizzare un primo contatto con le aziende. Si può anche far riferimento ai giornali specializzati e, nel caso di persone adulte alla ricerca di un impiego, non va dimenticata la figura dell'head hunter, che sono alla ricerca delle professionalità sul mercato del lavoro, che tenendo conto delle varie esigenze dell'aspirante lavoratore lo segue fino nella fase d'inizio.
Per informazioni sulle leggi ed i suoi sviluppi consiglio di visitare il sito Lavoro.gov.it.

martedì 23 novembre 2010

Un mostro chiamato mobbing

Il Mobbing è una forma di terrore psicologico, il più delle volte senza una reale ragione, che viene esercitato sul luogo di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte di colleghi, superiori e datori di lavoro.
Generalmente è un comportamento persistente ed offensivo che si riassume in un abuso di potere e che causa nell’aggredito sentimenti di disperazione, umiliazione e facile vulnerabilità. E' un atteggiamneto che  mina la fiducia in se stessi e diventa causa di un enorme stress.
Quali possono essere le forme ?
Dalla semplice emarginazione alla diffusione di calunnie, dalle continue critiche alla sistematica persecuzione, dall’assegnazione di compiti dequalificanti e si può arrivare anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
Questi atteggiamenti il più delle volte hanno crescendo durante un lasso di tempo decisamente lungo e diventano sempre più difficili da sopportare. E' durante questo lungo periodo che il lavoratore, viene privato di un sostegno adeguato, lentamente perde la fiducia in se stesso e manifesta degli episodi di depressione o delle malattie psicosomatiche.
Le conseguenze di questo mostro possono essere problemi riguardanti:  la situazione professionale (difficoltà a  gestire il lavoro e lo stress);  la situazione personale (difficoltà relazionali, e perdita di fiducia in se stesso);  la salute (stanchezza, insonnia e mali fisici testa o stomaco).
Il costo sociale?
Generalmente vengono coinvolte assicurazioni, casse malattia e autorità pubbliche.
In effetti, il mostro chiamato mobbing causa un significativo assenteismo come un bisogno di terapie.
Delle possibili soluzioni ?
Parlare con una persona di fiducia tra i colleghi, capi o con il responsabile del personale;  consultare dei medici in caso di necessità;  annotare l'evoluzione dello stato lavorativo, per poter valutare l'evoluzione della situazione e fornire delle prove in un'eventuale azione legale; e forse la più importante scrivere una lettera raccomandata al datore di lavoro descrivendo con precisione la situazione e chiedendogli di rispettare il suo obbligo di far cessare la lesione alla sua personalità.
Il passo più importante per chi è abusato di mobbing è la la denuncia. Denunciare una situazione di persecuzione psicologica sul luogo di lavoro non significa necessariamente rivolgersi all'autorità giudiziaria o ai propri superiori. Oltre alla denuncia ufficiale, ci sono altri modi di rivelare il proprio status e rompere il silenzio del quale il mobbing si nutre: denunce ai giornali, diffusione personale e discorsi in occasioni di incontri pubblici.

domenica 21 novembre 2010

Pensioni 2011: cosa cambierà



Ormai siamo vicini alla data fatidica. Da gennaio 2011 entreranno in vigore le nuove regole per accedere alla pensione di anzianità, come si può leggere anche sul sito in cui collaboro Mondo-lavoro.com. Innanzitutto per ottenere l'assegno  per la pensione bisognerà aver compiuto almeno 61 anni  e da gennaio l'età minima per entare nel regime pensioninistico  passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti a fronte di almeno 36 anni di contributi) sia quelle sulle finestre ( Riforma 2007) e quelle previste dalla manovra di luglio. Si devono ora aspettare almeno 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti, sia di anzianità che di vecchiaia.
Che succede?
La data fatidica ci dice che i lavoratori dipendenti conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico di anzianità e vecchiaia dopo un anno  dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Sicuramente è un forte risparmio, nei tempi lunghi, da parte dell'ente di previdenza INPS, in vista delle molte uscite monetarie in qusto momento di crisi.  

Chi quindi li matura a 60 anni (avendo raggiunto già il monte contributivo) potrà ricevere la pensione solo raggiunti i 61. Per i lavoratori autonomi l'età per la pensione di anzianità si alza ancora visto che ai 61 anni come età minima per l'uscita si aggiungono 18 mesi di attesa della finestra mobile (arrivando a 62 e mezzo). Gli uomini che non hanno i requisiti contributivi per l'anzianità e devono aspettare l'età di vecchiaia (65 anni) usciranno quindi a 66 (i dipendenti mentre per gli autonomi ce ne vorranno 66 e mezzo).

Regole per le donne.
La pensione di anzianità per le donne lavoratrici del settore privato che potranno uscire dal lavoro dopo i 60 anni, età già prevista per la pensione di vecchiaia. Diversa la situazione invece per le impiegate nel pubblico che hanno un requisito anagrafico per il 2011 per la vecchiaia di 61 anni (65 dal 2012). Per loro sarà ancora possibile l'uscita anticipata per anzianità con 60 anni di età e 36 di contributi. Qui si  applica la finestra mobile e quindi un anno di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi. Sarà comunque possibile avere la pensione di anzianità, indipendentemente dall'età con almeno 40 anni di contributi ma a questi andranno comunque aggiunti i 12 mesi di attesa della finestra mobile (e diventeranno 41).

Ricordo che secondo i dati riportati dalle agenzie, quest'anno l'età media di chi ha raggiunto il pensionamento  è di poco più di 61 anni, ma dall'anno prossimo è previsto che la media supererà i 62 anni, avvicinandosi ai 63.
Cosa succede?
 Dal prossimo anno i lavoratori dipendenti andranno in pensione anticipata rispetto all'età di vecchiaia soltanto se la somma di età e anzianità lavorativa ammonta a 96, a patto che abbiano almeno 60 anni d’età. Quindi occorrono 60 anni di età e 36 di contributi ovvero 61 e 35 e non solo una volta raggiunti i requisiti bisogna aspettare un anno.

Forza!!!, dopo tante riforme delle pensione si è arrivati ad una difficile soluzione che i più giovani dovranno trarre i frutti. In fondo effettuare riforme in campo pensionistico è sempre stato estremamente difficile.

giovedì 18 novembre 2010

Il Lavoro interinale: un'opportunità per chi cerca lavoro

Ormai il mondo del lavoro richiede il concetto di flessibilità: un concetto che si traduce in un radicale cambiamento del modo di pensare del passato, rivolto al posto fisso, a favore di  altre tipologie di contratti di lavoro (atipici). Ed in questo contesto sono nate le agenzie per il lavoro interinale.
  • Che cosa sono le agenzie interinali?
Sono agenzie private e, a differenza dei centri per l’impiego, un lavoratore può iscriversi a tutte le agenzie per il lavoro che ritenga opportune.
  • Che cosa offrono?
Le agenzie interinali si propongono di offrire alle aziende un insieme di strumenti innovativi per trovare le proprie risorse che garantiscano la trasparenza del mercato del lavoro, in modo da offrire nuovi canali di inserimento soprattutto ai disoccupati, a chi è in cerca della prima occupazione, a chi è in cerca di uno sviluppo di carriera.
  • Come è il contratto?
Questa tipologia di contratto di lavoro rispetto alle forme tradizionali vede coinvolte tre figure: il lavoratore, l’impresa e l’agenzia per il lavoro interinale che funge da intermediario tra la domanda e l’offerta di lavoro, svolgendo un ruolo che in passato era stato monopolio del Centro per l’impiego (ufficio di collocamento) che avevano una caratterizzazione locale.
L’azienda stipula con l’agenzia interinale un contratto di lavoro ad interim (prestazioni professionali), per un periodo di tempo determinato. Con questo contratto, il lavoratore non dipende dall’impresa ma dall’agenzia e sarà quest’ultima a corrispondergli la retribuzione che dovrà in ogni caso corrispondere a quella degli impiegati presenti all’interno dell’impresa, poiché il legislatore allo scopo di evitare norme discriminatorie ha equiparato il livello retributivo del lavoratore temporaneo a quello dei lavoratori dipendenti.

martedì 16 novembre 2010

CONTRATTO DI INSERIMENTO CHI DEVE ESSERE INTERESSATO?

Il contratto di inserimento ha lo scopo di inserire nel mondo del lavoro determinate categorie di persone, attraverso un progetto individuale di adattamento delle competenze professionali del singolo a un determinato contesto lavorativo. Il momento centrale del contratto è la redazione del piano di inserimento lavorativo, che deve garantire l'acquisizione di competenze professionali attraverso la formazione.
Questa fattispecie contrattuale si pone l’obiettivo di garantire l’inserimento (o la ricollocazione) nel mercato del lavoro di soggetti socialmente più deboli.

Chi sono i lavoratori interessati?
Questo contratto di lavoro potrà essere stipulato nei seguenti casi:
giovani di età compresa dai 18 ai 29 anni;
disoccupati di lunga durata da 29 a 32 anni, soggetti che, dopo aver perso un posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo, siano alla ricerca di una nuova occupazione da più di un anno;
lavoratori con più di 50 anni privi di un posto di lavoro;
lavoratori che intendono riprendere un’attività e che non hanno lavorato per almeno due anni;
donne di qualsiasi età che risiedano in aree geografiche disagiate, in cui il tasso di occupazione femminile sia inferiore di almeno il 20% rispetto a quello maschile oppure il cui tasso di disoccupazione sia superiore del 10%;
persone diversamente abili ossia colpite da un grave handicap fisico, mentale o psichico.

Quali possono essere i datori di lavoro?
Enti pubblici economici, imprese e loro consorzi; gruppi di società aggregazioni di imprese che, se pur formalmente indipendenti, risultano assoggettate alla direzione di una società capogruppo, la quale direttamente o indirettamente le controlla, coordinandole per il raggiungimento di un interesse economico unitario e comune a tutto il gruppo; Associazioni professionali socio-culturali e sportive; Fondazioni; Enti di ricerca pubblici e privati; Organizzazioni e associazioni di categoria.

Chi può usufruirne?
Quei datori di lavoro che hanno mantenuto in servizio almeno il 60% dei lavoratori il cui medesimo contratto sia venuto a scadere nei 18 mesi precedenti la nuova assunzione. Ossia: dimissionari; licenziati per giusta causa; coloro che, al termine del rapporto di lavoro, abbiano rifiutato la proposta di rimanere in servizio con rapporto di lavoro a tempo indeterminato; quelli con contratto risolto nel corso o al termine del periodo di prova.

Per ulteriori informazioni invito a visitare il sito Mondo lavoro.

lunedì 15 novembre 2010

Volantinaggio: un'idea per guadagnare qualcosa

Spesso tra i giovani ed i giovanissimi c'è la voglia di avere un lavoro ad ogni costo: qualche occasione arriva dal volantinaggio. Soprattutto per far conoscere offerte dei supermercati, negozi che propongono “eccezionali occasioni” e  per chi ha in mente di fare operazioni di marketing.
A volte negli annunci si dice: “La persona che stiamo cercando sarà inserita nel dipartimento marketing e avrà tra i suoi compiti l'implementazione e il controllo delle azioni di marketing”, a volte si parla di “azienda specializzata nella pubblicità vogliosa di ampliare le sue conoscenze”. Fino a dire offerte professionali per il "volantinaggio" elencando le diverse località dove è possibile svolgere il lavoro.
Comunque è giusto saper che chi svolge attività di volantinaggio deve essere a conoscenza che: il volantino che verrà distribuito deve riportare sul frontespizio l’esatta e ben visibile indicazione del nome e del domicilio legale dello stampatore nonché dell’anno di effettiva pubblicazione.
Per evitare problemi durante il volantinaggio, nei giorni che precederanno la diffusione dei documenti si consiglia di accertarsi sull’invio, da parte dell’azienda, da un ufficio postale, tramite fax o postacelere di quattro copie del dossier e del volantino alla Prefettura. Chi fa volantinaggio deve portare con sè una copia della ricevuta di tale avviso alla prefettura per eventuali controlli. Altrettanto importante avere con sè un documento di identità valido e in buono stato. Buon volantinaggio!

domenica 14 novembre 2010

Unione europea come trovare lavoro?


Lavorare all’estero  e nell'Unione europea è un’ambizione di molti.
Vorrei per momento analizzare le opportunità che vengono offerte dagli  Organizzazioni Internazionali collegati con le politiche del lavoro di Bruxelles.
Certamente lavorare in uno dei paesi dell’Unione europea può permettere di avere un’esperienza  formativa sia da un punto  di vista personale che professionale, basti pensare a determinati ambienti sociali e lavorativi dove si riscontra in modo semplice incontri multiculturali.
Lavorare in Europa significa poter scegliere tra permanenze brevi, di qualche mese, oppure più lunghe, annuali.
La difficoltà di come trovare lavoro presso l'Unione europea è spesso individuata dalla informazione latente,  relativamente alle offerte di lavoro, alla metodologia per candidarsi e alla poca conoscenza delle normative vigenti nei paesi in cui offrono candidature di lavoro.

Un primo consiglio è di  visitare il sito ufficiale della Commissione Europea relativo al lavoro ed agli affari sociali e in modo particolare l'ufficio Europeo di selezione del personale.

EURES (European Employment Services - Servizi europei per l'impiego) è un portale europeo della mobilità professionale che ha come obiettivi di informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello spazio economico europeo;  assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi;  fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni transfrontaliere.

Eurojobs  è anche questo un portale che offre la possibilità di trovare un lavoro in un paese europeo attraverso un sistema di ricerca delle offerte di lavoro per parole chiave, settore e Paese.

Vorrei solo per un attimo parlare del problema dell'occupabilità sul lavoro, certo possiamo affermare che sta crescendo in Europa ed in modo parallelo con l’aumentare del grado di istruzione dei lavoratori e la durata di occupazione (stimata) si aggira intorno ai 20 anni, dopo di che inizia a diminuire. Quindi è l'esperienza “lo scoglio” e nello stesso tempo lo stimolo per una maggiore flessibilità del lavoro.

Cosa ha detto l'OCSE ?
Riguardo ai disoccupati dell'Unione europea vi è stato lieve miglioramento in agosto del tasso di disoccupazione nei paesi europei, sceso nella media dall'8,6 all'8,5%. Ancora un pò meglio ha fatto l'Italia, la cui percentuale passa dall'8,4% di luglio all'8,2. Però è ancora molto lontana da paesi come Germania (6,8% dal 6,9), Olanda (al 4,5 dal 4,6), o Austria (stabile sul 4,3) I tassi di disoccupazione più alti si registrano, ovviamente in Spagna (20.5%), (13.9%) e Portogallo (10.7%). Nell'Unione europea è al 9,6%, quella dell'area euro al 10,1, entrambe stabili rispetto al mese precedente.

Comunque nonostante la difficoltà del momento per chi a desiderio di lavorare per l'Unione europea deve avere una formazione adeguata, una sensibilità a nuove prospettive e fare attenzione alle richieste che arrivano dai portali collegati con il sito ufficiale dell'Unione.
In fondo vi è in alcuni paesi europei una sensazione di ripresa. In bocca al lupo e buona ricerca.

sabato 13 novembre 2010

Cgil: sfondato il tetto di un miliardo di ore di Cassa integrazione

Parlo di dati, forse pesanti da raccogliere ma importanti da prendere in considerazione da parte di tutti: lavoratori, aziende, parti sociali e soprattutto politiche.

È stato sfondato il tetto di un miliardo di ore di Cassa integrazione. Ad ottobre secondo quanto riferisce la Cgil, le ore di Cig cassa integrazione guadagni autorizzate dall'Inps da inizio anno sono state 1.026.479.655, mettendo a segno un incremento del +44,2% rispetto al 2009 quando le ore erano 712.008.425.

Nel dettaglio del rapporto della Cgil si segnala il calo significativo della Cassa integrazione ordinaria, a ottobre -8,4% sul mese precedente per un monte ore pari a 23.852.446, mentre da inizio anno sullo stesso periodo del 2009 la flessione è del 36,9% pari a 299.550.331 ore.

Per la Cassa integrazione in deroga i settori con il maggiore ricorso continuano ad essere i quelli che non rientrano nella normativa attuale della Cigs. Tra i settori con più occupazione c'è l'edilizia, segue il settore chimico, il commercio e la piccola industria meccanica. Si conferma l'aumento consistente - si legge nel rapporto - soprattutto nei settori direttamente produttivi, frutto di un allargamento ulteriore delle difficoltà del settore manifatturiero e del fatto che molti lavoratori, prima coperti dalla cassa ordinaria e straordinaria, stanno progressivamente ricorrendo alla cassa in deroga".

Come risolvere il problema?

Un' ipotesi potrebbe essere il collegato al lavoro, un provvedimento importante che dovrebbe servire a qualificare l’intera politica sociale il ministro Maurizio Sacconi ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà rifinanziata, per il 2011, la cassa integrazione in deroga (ovvero lo strumento che ha consentito di riconoscere l’integrazione salariale anche a quei lavoratori che in precedenza non ne fruivano).

Se ricordiamo il messaggio dell'INPS che ha evidenziato l'esistenza di un evento improvviso ed imprevisto che genera una forte la crisi aziendale, nel senso che questa si deve riferire ad un momento in cui vi è un problema generale e delle situazioni che riguardano: riduzione delle commesse, perdita di quote di mercato interno o internazionale, contrazione delle esportazioni, difficoltà di accesso al credito. E' da queste condizioni, situazioni che con l'aiuto di tutte le parti interessate bisogna arrivare ad una via di uscita e fare in modo che le ore di Cassa integrazione in qualche modo vengano poste in una situazione di controllo e verifica.

mercoledì 10 novembre 2010

Un sogno... Il contratto a tempo indeterminato

Un rapporto di lavoro instaurato tra Azienda e dipendente, nel quale sono presenti da parte del lavoratore dipendente le garanzie del diritto del lavoro è il contratto a tempo indeterminato.
Le garanzie di questo rapporto di lavoro rispettano sia le esigenze dell’impresa che quelle del lavoratore. Creando in questa relazione lavorativa un'insieme di interessi, da una parte non permettono, la previsione sulla durata della prestazione, sia perché l’azienda raggiunge il suo fine attraverso la continuità del suo esercizio costituito da una serie di cicli produttivi più o meno lunghi e dall'altra al dipendente viene garantita una sorta di fidelizzazione ai valori dell'impresa e alla sua attività.
Questo, ovviamente, è il sogno di chi si avvicina al mondo del lavoro ed è il tipo di contratto migliore per il lavoratore in quanto permette lo svolgimento del rapporto di lavoro in modo continuativo e duraturo nel tempo. Il contratto deve essere stipulato per iscritto. La retribuzione viene calcolata in paga oraria su base mensile, secondo i CCNL nazionali e di settore. Ai lavoratori a tempo indeterminato spettano gli assegni familiari, le detrazioni fiscali IRPEF, le ferie, i permessi retribuiti previsti dal CCNL aziendale, la tredicesima mensilità ed altre indennità aggiuntive sempre se il CCNL aziendale e di settore lo preveda.
Che cosa è il contratto a tempo indeterminato?
E' un 'accordo tra il datore di lavoro, quindi l'impresa che assume dei dipendenti a cui corrisponde una retribuzione in cambio dell'attività svolta per raggiungere gli obiettivi aziendali, ed il lavoratore che si appresta a fornire una collaborazione dietro retribuzione.
Si può recedere dal contratto a tempo indeterminato?
Certamente si, se vengono rispettate le  norme di legge. Infatti, l'art. 2118 del codice civile stabilisce che ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dai contratti collettivi, dagli usi o secondo equità.

lunedì 8 novembre 2010

Contratto a tempo determinato: quando e come?



Il contratto di lavoro a determinato può essere stipulato quando vi siano ragioni di ordine tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se vengono riferiti alla ordinaria attività del datore di lavoro. Per esempio, sono generalmente ricondotti all’apertura di nuove attività, ovvero di attività stagionali quali il turismo, periodi di ferie e altre assenze programmate da parte di unità produttive.
Ricordo che il contratto di assunzione a tempo determinato non è ammessa: per sostituire lavoratori in sciopero; per le aziende che abbiano effettuato licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti l’assunzione, salvo alcuni casi particolari; per le aziende che sono ammesse alla Cassa integrazione guadagni CIG;
Questo contratto deve prevedere necessariamente la forma scritta, altrimenti si considera a tempo indeterminato. Una copia del contratto deve essere consegnata al lavoratore entro cinque giorni dall’inizio del rapporto di lavoro. La forma scritta non è richiesta solo nel caso in cui la durata del rapporto di lavoro non supera i 12 giorni, rapporto occasionale.
Cosa deve prevedere un contratto a tempo determinato?
Una durata, il contratto non può avere una durata iniziale superiore ai 36 mesi, tranne per l’assunzione a termine dei dirigenti, per i quali la durata del contratto può arrivare fino a 5 anni. Casi particolari si rimandano ai CCNL aziendali.
Una eventuale proroga. Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga è ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Comunque non potrà essere superiore ai tre anni. L’onere della prova relativa all’obiettiva esistenza delle ragioni che giustificano l’eventuale proroga del termine stesso è a carico del datore di lavoro.
Una scadenza del termine Se il rapporto di lavoro continua dopo la scadenza del termine inizialmente fissato o successivamente prorogato, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere al lavoratore una maggiorazione della retribuzione per ogni giorno di continuazione del rapporto di lavoro pari al venti per cento fino al decimo giorno successivo, al quaranta per cento per ciascun giorno ulteriore.

venerdì 5 novembre 2010

TFR: che cos'è il trattamento di fine rapporto?

Dopo un periodo di lavoro che può essere lungo, medio lungo o... il dipendente chiede all'azienda la sua situazione il Tfr e quanto è riuscito ad accantonare in un determinato lasso di tempo.
Il trattamento di fine rapporto TFR, chiamato comunemente liquidazione, è la somma che spetta al lavoratore dipendente al termine del lavoro, o dopo un periodo di lavoro in un'azienda.
Per quanto riguarda il TFR, il datore di lavoro, ogni anno effettua un accantonamento, il quale rappresenta un costo per l'azienda.

Quando è  dovuto? 
Al lavoratore dipendente spetta in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, la sua maturazione viene calcolata in funzione di ogni mese lavorato o frazioni superiori a 15 giorni.

Come si calcola il TFR?
Nel conteggio di una clausola cosi importante per il personale che ha prestato servizio presso un'azienda. Si calcola sommando, per ciascun anno intero di servizio, o mesi, una quota pari all'importo della retribuzione mensile, quota dovuta, divisa per 13,5. La retribuzione presa in considerazione per il calcolo del TFR comprende tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro.

La maturazione del TFR avviene per ogni mese lavorato, o frazioni di mese di almeno 15 giorni, poiché col TFR viene differita la corresponsione degli importi, sugli stessi è prevista una rivalutazione legale per preservare il valore reale nonostante l'inflazione. E' sempre consigliabile quando è possibile attendere il 31 dicembre di ogni anno, in quanto vi è la rivalutazione ISTAT.

Il TFR costituisce un credito del lavoratore verso l'azienda ed una importante fonte di autofinanziamento per quest'ultima.

CHE COS'È L'ANTICIPAZIONE DEL TFR?
Il lavoratore dipendente, durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, ha diritto di chiedere un'anticipazione del  TFR l'importante che vengano rispettate determinate clausole:
8 anni di anzianità lavorativa presso lo stesso datore di lavoro;
e che venga richiesto alle seguenti condizioni:  acquisto prima casa, l'atto può essere intestato  anche  alla moglie in regime di comunione dei beni;
cure sanitarie ed ospedaliere, sono finanziabili le spese sanitarie necessarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche.

E' utile sapere che l’anticipo del TFR non può eccedere del 70% della cifra accantonata alla data della richiesta. I datori di lavoro sono obbligati a soddisfare le richieste di anticipo della liquidazione dei dipendenti entro il 10% degli aventi titolo e comunque nei limiti del 4% del numero totale dei dipendenti. Infine è possibile ottenere l’anticipazione del TFR una sola volta nel corso di uno stesso rapporto di lavoro.

Il lavoratore dipendente deve scegliere tra due opzioni, per gestire il trattamento di fine rapporto: lasciarlo in azienda, man mano che viene maturato, per poi riscuoterlo alla cessazione del rapporto di lavoro (fondo della Tesoreria di Stato gestito dall’INPS); in alternativa destinare il Tfr ad un fondo pensione, per tramutare in pensione la somma accumulata, grazie alla previdenza complementare.

giovedì 4 novembre 2010

IL CONTRATTO DI LAVORO PART TIME

Il contratto di lavoro part time prevede un orario ridotto rispetto a quello a tempo pieno, come è facile immaginare.
Ci sono tre tipi di contratto part time:
  • orizzontale: è la forma più tipica il dipendente lavora tutti i giorni, ma con normale orario giornaliero ridotto;
  • verticale: il dipendente lavora a tempo pieno ma soltanto in alcuni giorni della settimana, del mese o dell’anno;
  • misto o ciclico: quando il rapporto di lavoro deriva dalla combinazione delle due modalità orizzontale e verticale.
Quest’ultimo tipo di part time si mostra particolarmente adatta per le mansioni organizzate in base a turnazione (nei call center, negli impieghi di segreteria e nei lavori online). A ricorrere al tempo parziale misto, sono le aziende  che in determinate stagioni, conoscono picchi di produttività, ad esempio quello del turismo.
Il contratto di lavoro a tempo parziale instaura un rapporto di lavoro a tempo determinato  o indeterminato e, ai fini della prova della sua esistenza, deve essere stipulato in forma scritta e deve contenere: la durata della prestazione, l’orario di lavoro con riferimento a giorno, settimana, mese e anno.
Perché lavorare con il contratto part time? La persona- dipendente ha la possibilità di prestare servizio non in modo esclusivo ma ha la possibilità di svolgere più lavori part time alle dipendenze di più datori di lavoro.

mercoledì 3 novembre 2010

Lo stile del Curriculum Vitae

Innanzitutto il modo di scrivere per un curriculum vitae deve essere chiaro ed efficace e nello stesso tempo deve mostrare in modo sintetico le proprie competenze, conoscenze e d esperienze. Quindi primo consiglio semplicità e linearità.
Porsi alcune domande. L'azienda a cui  sto per  inviare il curriculum di cosa si occupa? può interessarsi al mio curriculum? in che modo potrei interessare all’azienda?.
Il principale scopo del cv, ovviamente, è quello di segnalarsi, per consentire l'avvio delle fasi successive del processo di conoscenza e di eventuale colloquio di lavoro e deve essere compito del candidato suscitare un certo interesse.

Il curriculum deve contenere diverse voci essenziali:
  • Generalità anagrafiche: Cognome e nome,data di nascita, indirizzo, telefono, stato civile e assolvimento del servizio militare;
  • Studi (formazione professionale): bisogna indicare come ordine quelli più recenti, nell’eventualità che nel percorso di formazione ed aggiornamento sono stati fatti studi, stage e specializzazione, è fondamentale indicarlo con una determinata precisione, pena la poca credibilità da parte dell’interlocutore. Lo stesso trattamento deve essere riferito ai corsi di lingue, in questo caso sarà utile indicare  il livello raggiunto.
  • Precedenti esperienze di lavoro: indicare le esperienze significative per il lavoro che ritenete possa avervi arricchito la storia formativa.
  • Interessi professionali: indicate il tipo di mansioni a cui aspirate.
  • Disponibilità ad eventuali trasferimenti o se è del caso ad un eventuale lavoro a tempo parziale o a contratto a tempo determinato.
  • Conoscenze informatiche dall’utilizzo dei programmi applicativi, conoscenza dei sistemi di programmazione ed eventualmente fino a determinati software.
Bisogna ricordarsi di inserire l'autorizzazione all'utilizzo dei propri dati personali (legge 196 del 2003) e di allegare fotografie, ma solo se esplicitamente richiesto.
 

martedì 2 novembre 2010

TROVARE LAVORO CON UN CONTRATTO A PROGETTO

Per un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ovvero il contratto a progetto, devono essere ben chiari i termini da parte di colui che propone il contratto di lavoro e devono essere presente  nel contratto che il collaboratore dovrà gestire il progetto in modo autonomo anche se, ovviamente, è finalizzato al risultato, indipendentemente dal tempo impiegato per la realizzazione del progetto.

Il contratto a progetto deve essere redatto in forma scritta e deve contenere: la durata della prestazione, la retribuzione totale del progetto, e, le modalità della sua erogazione.

Il contratto a progetto si risolve al momento della realizzazione del progetto; le parti possono recedere prima della scadenza del termine senza recare danno al collaboratore.

Vediamo alcuni aspetti del contratto a progetto o Co.co.pro.
Durante lo svolgimento del progetto il collaboratore ha diritto comunque alla sospensione del rapporto senza compenso se si verifica un ipotesi di gravidanza, malattia o infortunio del lavoratore a progetto, sospensione che non comporta in modo automatico una proroga della durata del contratto, che comunque si estingue alla scadenza. Ciò tuttavia non comporta l’estinzione del rapporto di lavoro in modo perentorio.

Novità per i collaboratori a progetto. La legge finanziaria 2010 ha aumentato l'indennità disoccupazione dei collaboratori a progetto, il motivo è da individuare alla crisi finanziaria.

lunedì 1 novembre 2010

TASSO DI DISOCCUPAZIONE: DOBBIAMO PREOCCUPARCI?

Disoccupazione secondo l'Istat
Guardiamo insieme, lo so che può essere noioso, i dati ISTAT di fine settembre in cui si registra che la nostra inflazione su base annua sta sull'1,7%, segnando un incremento dello 0,2 %, mentre il tasso di disoccupazione si trova all'8,3%, e la disoccupazione giovanile, nello stesso periodo, si è attestata al 26,4%.

Dati che mettono i giovani non specializzati e soprattutto i neolaureati di fronte ad un reale problema d'impiego futuro nel mercato del lavoro.

Se pensiamo alle parole del premio nobel Nobel per l'economia 2010 Dale T. Mortensen in cui sostiene che, per quanto riguarda la disoccupazione, “La soluzione non è semplice, il punto sarà capire come funziona questo processo, perché qualche volta non c'è abbastanza lavoro e altre volte non ci sono abbastanza lavoratori. Spesso bisogna sperare che chi si occupa di questo, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione".

Comunque il dato meno incoraggiante è la disoccupazione giovanile, in quanto è la fascia della popolazione alla quale appartiene la maggioranza dei disoccupati, avendo ben il 55% di essi un’età compresa tra i 25 e 35 anni.

Proviamo a trovare delle soluzioni, forse apparenti, in quanto il vero indirizzo politico-economico per uscire da questo tormentato momento sociale la deve dare la classe politica tutta.

Partiamo dal concetto incontrovertibile che i giovani sono i soggetti più colpiti e più deboli del un mercato del lavoro. Una causa la si può  trovare nella nuova normativa occupazionale e nella flessibilità del lavoro. Ma ciò non significa inoccupazione, ma deve significare da parte delle imprese un nuovo approccio verso il mondo del lavoro. Quindi negli anni si è passati da contratti di lavoro che possiamo definire tipici ( a tempo indeterminato e a tempo determinato a contratti a tipici (a progetto, occasionale etc).

Una soluzione per incentivare l’occupazione giovanile potrebbe essere da parte delle imprese l'attivazione di strumenti di orientamento per favorire le personali e professionali che diano soddisfazione alla persona, scelte   
che si devono realizzare in contesti economici di ampio riferimento, con forte attenzione alle tecniche di ricerca per l’inserimento nel vero mercato del lavoro.

Imprese che producono lavoro, qualità del lavoro e progetti di lavoro. Certo questi concetti devono essere aiutati da un indirizzo politico in cui le azioni devono essere guidate dalla politica, dalle parti sociali e dagli organismi economici (Confindustria, giovani imprenditori etc.).

L'Ansa nei giorni scorsi ha riportato che: La disoccupazione reale in Italia, secondo la Cgia di Mestre, supera in termini assoluti di 528mila unità i numeri censiti ufficialmente dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale sarebbe così al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat).

Come ho già scritto nei giorni scorsi  un primo passo è aumentare la produttività delle imprese ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori.
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