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domenica 6 ottobre 2013

Microcredito per l'impresa al femminile. Nuove opportunità per tutte le donne



Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini ha presentato il programma "Riparti da te! Bella impresa essere donna", una campagna istituzionale che si pone l'obiettivo di far conoscere alle donne le modalità di accesso ai prestiti agevolati messi a disposizione per creare piccole imprese e dare impulso al lavoro femminile attraverso lo strumento del microcredito. Una iniziativa di informazione sui prestiti agevolati per favorire l'imprenditoria femminile.

Incoraggiare le idee imprenditoriali in rosa che spesso giacciono senza successo, facilitando l'accesso al microcredito alle donne: questo l'obiettivo di "Riparti da te! Bella impresa essere donna", una nuova iniziativa promossa dal Ministero del Lavoro.

La campagna istituzionale si pone l'obiettivo di far conoscere alle donne le modalità di accesso ai prestiti agevolati messi a disposizione per creare piccole imprese e dare impulso al lavoro femminile attraverso lo strumento del microcredito e vuole sensibilizzare gli istituti erogatori di credito sulla questione "rosa".

Il progetto "Microcredito e donna", ha spiegato l'Ente nazionale per il Microcredito (Enm), promotore dell'iniziativa, sul sito internet ufficiale, vuol essere uno strumento di aiuto per tutte le donne che intendono ripartire da sé creando una propria impresa, senza dover fornire garanzie personali alla banca, o chiedere aiuto alla famiglia, per esempio ad un genitore o al proprio marito o compagno. E' possibile ottenere maggiori informazioni sull'iniziativa sul sito www.microcreditodonna.it.

Il microcredito può rappresentare una soluzione al problema dell'accesso al credito che, statisticamente, da sempre penalizza le donne più degli uomini: tassi d'interesse maggiori, importi accordati inferiori e soprattutto maggiore richiesta di garanzie.

Come funziona? Chi eroga microcredito non può richiedere garanzie personali. Per questo molte istituzioni, sia pubbliche che private, forniscono risorse, costituite in fondi di garanzia, da impiegare a copertura dei microfinanziamenti concessi. E' quello che fa, in questo caso, l'Enm, che realizza fondi di garanzia attraverso accordi con altre istituzioni e indirizza le aspiranti imprenditrici verso i canali adeguati per ottenere credito: i prestiti richiedibili arrivano fino all'importo massimo di 25 mila euro.



domenica 7 ottobre 2012

Occupazione femminile: difficile trovare lavoro in meridione

Per le ragazze –donne del Mezzogiorno lavorare è l'eccezione: secondo i dati dell'Istat, infatti, nel secondo trimestre del 2012 il tasso d'occupazione tra le under 30 è appena al 16,9%. Un livello così basso non si era mai registrato sin dall'inizio delle serie storiche trimestrali, ovvero dal secondo trimestre 2004.

Un minimo che evidenzia come l'occupazione per le ragazze al Sud abbia toccato il fondo. E' da tenere presente che nella fascia d'età 15-29 anni è molto elevata la quota di studenti, soprattutto tra i più giovani.

Guardando alle 18-29enni meridionali, il tasso di occupazione presenta un lieve miglioramento, al 20,7%. E' evidente il divario con il Nord, dove la quota di giovani occupate tra i 18 e i 29 anni sale al 45,7%, e con la media nazionale (pari al 34,0%).

Meno di due giovani su dieci ha un posto di lavoro. Il Censis ha elaborato una sintesi simbolica, ma efficace: "Segregazione occupazionale". L'odierno studio dell'Istat non fa che confermare la rilevazione Censis, contabilizzando questa espressione. L'esito è da far tremare i polsi per tutte le considerazioni riguardanti le pari opportunità e le problematiche inerenti il fattore D: «Nel Mezzogiorno la probabilità di lavorare per le ragazze è quasi azzerata: la crisi ha eroso ancora di più le opportunità, con il tasso di occupazione sceso tra aprile e giugno a un minimo del 16,9% per le giovani tra i 15 e i 29 anni, vale a dire che meno di due su dieci ha un posto». Scrive l'Istat che una quota così bassa non si registrava dal secondo trimestre del 2004, ovvero dall'inizio delle relative serie storiche. Un nuovo record negativo.

L'economista Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia, ha sostenuto che è l'ennesima conferma della q
uestione meridionale, sulla quale si confrontano da un secolo e mezzo tutte le classi dirigenti italiane. E aggiunge che in questi ultimi venti anni il problema si è ulteriormente accentuato per lo scarso utilizzo dei fondi europei (sui quali l'attuale ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, si sta spendendo per renderli effettivamente utilizzabili e rilanciare in parte l'occupazione senza la logica degli "investimenti a pioggia").

«Per anni li abbiamo sotto-utilizzati - ha detto Cipolletta - perché la nostra capacità negoziale nell'Unione Europea era ridotta dato l'alto indebitamento. Ora è arrivato il momento di invertire la tendenza, coinvolgendo le regioni ad abbassare l'Irap alle aziende e incoraggiandole a fare nuove assunzioni». Una fiscalità di vantaggio, in realtà già tentata diverse volte, che ora però si confronta con quello che il Censis ha chiamato il rischio "desertificazione industriale" che si staglierebbe dietro l'angolo per tutte le regioni meridionali, se non si rilancia anche tutto il sistema infrastrutturale del Sud - necessario per la logistica, ad esempio - con lo sblocco dei fondi Cipe.

Certo è che la rilevazione Istat testimonia ancor più le difficoltà per le under 30, che da sempre viaggiano su tassi molto bassi di occupazione. Resta così evidente il divario con il Nord, dove la quota di giovani occupate tra i 18 e i 29 anni sale al 45,7%, e con la media nazionale per la componente femminile (pari al 34%).

Tesi suggestiva è quella secondo la quale le donne del Sud rifiuterebbero un'occupazione perché gravate di tutti gli oneri familiari: dalla cura e l'assistenza ai bimbi e agli anziani a tutto ciò che concerne i lavori domestici. Rileva Cipolletta che evidentemente c'è anche una questione culturale, che spinge le donne del Sud ad evitare il "pendolarismo" verso nord alla ricerca di lavoro, perché fondamentali nell'economia familiare. Forse allora incentivare la nascita al Sud di centri di assistenza per anziani non autosufficienti e asili nido (pubblici) può quanto meno mitigare la condizione "segregata" delle donne meridionali. Per rilanciare il sistema-Paese nel suo complesso.
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