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domenica 22 giugno 2014

Lavoro in somministrazione fondamentale un testo unico



L'istituto della somministrazione di lavoro ha sostituito la precedente disciplina del lavoro interinale. La somministrazione di lavoro è un istituto simile, ma non uguale, al lavoro interinale.

La somministrazione di lavoro è definita dalla legge come il contratto avente oggetto la fornitura professionale di manodopera, a tempo indeterminato o a termine.

Nella somministrazione i soggetti coinvolti nel rapporto di lavoro sono tre:

il somministratore, un’agenzia per il lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro;

l’utilizzatore, un’impresa pubblica o privata;

il lavoratore.

Tra questi tre soggetti vengono stipulati due diversi contratti:

il contratto commerciale di somministrazione di lavoro, concluso tra l’Agenzia per il lavoro e l’impresa utilizzatrice;

il contratto di lavoro concluso tra l’agenzia per il lavoro ed il lavoratori

Non sono pochi i dubbi interpretativi che stanno guidando la prima fase d'attuazione del decreto lavoro. L'attenzione di operatori ed esperti si è concentrata sui problemi applicativi della nuova disciplina del contratto a termine e dell'apprendistato.

Non meno rilevanti sono i temi da approfondire rispetto alla somministrazione: un istituto centrale nel funzionamento di moderni mercati del lavoro incentrati su logiche di specializzazione produttiva e di cooperazione tra imprese, che tuttavia ancora non decolla per mancanza di visione e strategia di lungo periodo.

La riflessione sui nodi interpretativi può essere l'occasione per modernizzarne il quadro che dovrebbe regolare portando a definitiva attuazione il disegno avviato con il pacchetto Treu e perfezionato con la legge Biagi.

In effetti nel corso degli ultimi dieci anni il sistema normativo, le parti sociali e la giurisprudenza hanno troppo spesso confuso la somministrazione a tempo determinato e il lavoro a termine, finendo per nascondere la diversa funzione che svolgono questi strumenti contrattuali e le specificità che li caratterizzano.

Anche la contrattazione collettiva di settore ha faticato a recepire le aspettative di innovazione che uno strumento come la somministrazione genera nel mercato del lavoro, ma si è concentrata soprattutto nella ricerca di regole vincolanti e, in alcuni casi, eccessivamente burocratiche.

Un'occasione importante per invertire questo orientamento poteva essere colta con la direttiva comunitaria 104 del 2008, che ha dato centralità al lavoro tramite Agenzia, configurato come forma di flessibilità di assoluto valore per il mercato del lavoro; questa occasione, purtroppo, non è stata colta del tutto, in quanto l'ordinamento italiano ha dato un'attuazione limitata e incompleta ai principi della direttiva.

Anche lo staff leasing fatica ad essere compreso dal mercato del lavoro e dalle parti sociali, nonostante sia uno strumento utile per contrastare fenomeni di occupazione irregolare e, allo stesso tempo, modernizzare l'organizzazione del lavoro.

Una nuova occasione per riaprire la discussione sulle regole della somministrazione viene offerta dal progetto di riforma del mercato del lavoro presentato dal Governo Renzi, nella parte in cui ipotizza il riordino delle forme contrattuali di lavoro flessibile.

Per dare un contributo concreto a tale discussione, Adapt vuole aprire un confronto pubblico con uomini e donne d'azienda, operatori del mercato del lavoro, consulenti legali, ricercatori e cultori della materia che sono tutti invitati a unirsi a noi attraverso una piattaforma di cooperazione ad accesso riservato; altrettanto faremo con le parti sociali e con i soci di Adapt.

La raccolta dei pareri durerà sino al 30 settembre 2014, in modo da elaborare il testo definitivo in autunno: chi volesse contribuire al lavoro è pregato di inviare una mail di adesione a silvia.spattini@adapt.it.

domenica 3 febbraio 2013

Elezioni politiche 2013: proposte sul lavoro e riforma

La riforma del Lavoro 2012 del governo tecnico Monti-Fornero va cambiata, tutte d'accordo le forze politiche in campagna elettorale, ma con piani che si scostano parecchio: i centristi di Monti pensano a un tempo indeterminato più flessibile e meno garantista (modello Ichino) che è basato sulla flessibilità del mercato del lavoro più che del posto di lavoro (flexsecurity), il Pd di Bersani propone meno precarietà, salari garantiti e riduzione delle tasse sul lavoro, il centrodestra di Berlusconi scommette sulle assunzioni agevolate e sui giovani, il Movimento 5 Stelle di Grillo chiede l'abolizione della Legge Biagi e sussidi di disoccupazione mentre Rivoluzione Civile di Ingroia si concentra su lavoro stabile e ripristino dell’articolo 18.

Tutti i partiti vogliono rivedere la riforma previdenziale firmata dal ministro dal ministro Elsa Fornero e tutti sono per una sforbiciata alle cosiddette pensioni d'oro. Così come sul lavoro la linea prevalente è una decisa detassazione per aumentare il potere d'acquisto dei salari e una grande attenzione ai giovani.

Vediamo in sintesi gli obiettivi sul lavoro, occupazione e mercato dl lavoro dei partiti che competono.

Centristi di Monti. Spezzare il dualismo fra lavoro ultra-garantito e contratti precari (sulla strada della Riforma Fornero). riscrivendo le regole del contratto a tempo indeterminato, che dovrebbe diventare meno costoso (in termini di contributi), e più flessibile (magari con una maggior possibilità di licenziare nei primi anni). Prevista una forte possibilità di ricorrere alla contrattazione di secondo livello poi ridurre a un anno il tempo medio di ricollocazione di chi perde il lavoro, incentivi per le assunzioni di giovani fino a 30 anni e over 55, detassazione selettiva del reddito dal lavoro delle donne.

Nel programma della coalizione di Pierluigi Bersani si definisce il lavoro «parametro di tutte le politiche». Prevista la riduzione delle tasse su lavoro e impresa, magari con meccanismi che prevedono una riduzione del costo del lavoro che premi l’occupazione stabile. Poi abbiamo il contrasto alla precarietà, spezzare la «spirale perversa fra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti», un vasto piano a sostegno dell’occupazione femminile (contrasto alla disparità di redditi e carriere, politiche di welfare per la conciliazione famiglia-lavoro, più asili nido), maggior democrazia del lavoro attraverso una nuova legge sulla rappresentanza sindacale.

Pdl-Lega propongono un credito d’imposta per le imprese che assumono giovani o trasformano a tempo indeterminato i contratti a termine. Proposta l’esenzione dalle tasse per i giovani che aprono una nuova impresa. In programma anche il potenziamento della Borsa lavoro per facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Diverse proposte fiscali, per imprese e dipendenti: IVA per cassa e rimborsi da 60 a 90 giorni, graduale abolizione Irap (partendo dalle perdite e dal costo del lavoro), graduale riduzione imposizione sul Turismo; detassazione straordinari e incentivi di produttività, graduale detassazione delle tredicesime, più sicurezza sui luoghi di lavoro. Aggiustamento della riforma Fornero per risolvere per sempre il problema degli esodati sia per rendere più flessibile e più vantaggioso per l’impresa l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. In particolare il programma prevede delle politiche fiscali per incentivare il ricorso alle pensioni integrative.

Il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo prevede sostanzialmente due proposte fondamentali: abolizione Legge Biagi (legge 30/2003), che ha introdotto i contratti a progetto e introduzione di un sussidio di disoccupazione garantito. Altre proposte: impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno, favorire le produzioni locali, sostenere il No profit; abolire le stock option e prevedere un tetto massimo di 5 mila euro netti al mese agli stipendi di manager delle società quotate in Borsa e delle aziende partecipate dallo Stato (quota rilevante o maggioritaria).

La formazione che fa capo ad Antonio Ingroia Rivoluzione civile, parte dalla lotta alla precarietà. Si schiera a favore del contratto collettivo nazionale di lavoro (in contrapposizione al potenziamento della contrattazione decentrata) e chiede una legge su rappresentanza e democrazia sindacale. E poi introdurre un reddito minimo di disoccupazione, recuperare del fiscal drug (aumento delle tasse da inflazione) per le retribuzioni e detassazione delle tredicesime; più sicurezza sui luoghi di lavoro; incentivi alle imprese che investono in ricerca e sviluppo e in occupazione a tempo indeterminato. Inoltre vuole una legge sulla rappresentanza e la democrazia sui luoghi di lavoro.

Anche la formazione di Oscar Giannino Fare per fermare il declino propone un sussidio di disoccupazione per tutti, indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa. Il programma prevede di sostenere il reddito di chi perde il lavoro (soluzione preferibile alla tutela del posto di lavoro e al sostegno di imprese inefficienti), e di introdurre strumenti di formazione per facilitare la ricerca di un nuovo lavoro. E’ un modello di fatto simile alla flexsecurity. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.

domenica 12 agosto 2012

Riforma del lavoro 2012: le regole per collaboratori a progetto, apprendisti e partite iva


Il lavoro autonomo svolto nelle varie forme contrattuali (a progetto, contratti di associazione in partecipazione e partite Iva) conserva un legittimo ambito di applicazione sostanzialmente nel terziario e in via residuale, e solo per le alte qualifiche, nel settore dell'industria e del commercio. Al contrario, scompare totalmente nelle attività artigianali, agricoltura e nel settore edile.
Sembra questa una prima valutazione degli impatti della riforma del lavoro Monti Fornero nell'ambito dei settori economici se si analizzano le novità riferite alla flessibilità in entrata.
Le norme che maggiormente incidono su questo fronte sono contenute nel riscritto articolo 61 della legge Biagi (decreto legislativo 276/2003) alla luce delle modifiche apportate dalla riforma Fornero per i titolari di partita Iva e per gli associati in partecipazione (articolo 1, comma 30, legge 92/2012).
Il progetto delle collaborazioni coordinate e continuative «non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale». Si tratta di numerose attività individuabili settore per settore. Certamente le aziende industriali (ad esempio, edili o manifatturiere) non potranno più sottoscrivere questa tipologia di contratti con il capo cantiere, o con operai di fabbrica che abbiano raggiunto limiti di età pensionabile.
Ad analoghe considerazioni si giunge se si analizzano i compiti nell'ambito del settore artigiano o in agricoltura, in cui il contratto a progetto è un modello contrattuale sostanzialmente sorpassato.
Una distinzione va effettuata nel settore commercio: per le attività esecutive (addetti alla vendita, gestioni di magazzino, segreteria) il contratto a progetto non è più utilizzabile anche in presenza di un'autonomia nello svolgimento della prestazione. Si ritiene ancora applicabile il contratto in tutte le realtà di gestione strategica dell'azienda e sempre che sussista un valido progetto (procacciamento d'affari, ideazione di campagne pubblicitarie o altre azioni di marketing).
Il lavoro a progetto non è più utilizzabile nei call center (sia outbound, sia inbound) e in altri servizi analoghi compresi, come detto, anche attività di segreteria per le quali già in precedenza sussistevano forti dubbi per la scarsa autonomia.
Anche il contratto di associazione in partecipazione ha subito un forte ridimensionamento, non tanto per il limite numerico riferito alla medesima attività, ma soprattutto con riferimento a quanto indicato nell'articolo 69 bis lettera a) della legge Biagi. Questa norma stabilisce che si applica una presunzione di lavoro subordinato qualora l'apporto non sia connotato da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso significativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell'esercizio concreto di attività. Il confine di questa definizione è meno netto, ma comunque è ragionevole ritenere che il settore industria, artigianato o agricoltura non potranno più avvalersi di questo contratto salvo rarissimi casi di difficile individuazione.
Anche l'attività autonoma da titolari di partita Iva non potrà più essere svolta in ambito industriale, artigianale o agricolo, a meno che non si tratti di veri lavoratori autonomi.
Dalla riforma del lavoro 2012 esce indenne il contratto di lavoro autonomo occasionale anche se per la natura del rapporto anch'esso è destinato a essere utilizzato in modo molto marginale.

sabato 16 ottobre 2010

Disoccupazione all'11 % ?

Questo post mi è venuto in mente leggendo questo articolo del Sole24ore...
E' da ormai quasi due anni che si sta parlando di dati, numeri  e percentuali sulla disoccupazione in Italia. Chiediamoci,  se forse a volte, sarebbe il caso di intraprendere un discorso sulla mancata ocuppazione o sulla incapacità dei timonieri delle aziende di creare lavoro. Perchè il dato della disoccupazione, per quanto grave e pericoloso  è uno specchio del momento economico e sociale del Paese. Invece quando pensiamo alla mancata occupazione nel senso di dare vigore a forze, risorse ed energie nuove entriamo nel campo più gestionale e pratico sull'argomento di politica del lavoro. E' bene chiedersi se nel nostro Paese ci sia mai stata una politica del lavoro o delle leggi sul lavoro che sono entrate nella pratica di tutti i giorni con efficacia reale.
Aspettiamo a dare risposta.
Probabilmente il decreto Biagi ( legge sulla Riforma del Lavoro) è stato l'ultimo progetto legislativo in campo del lavoro, che ha dato novità significative ma per molti versi è diventata una voce, un insieme di commi  con applicazione a volte discutibili.
Ebbene che la disoccupazione venga affrontata sia da un punto di vista sociale che etico, ossia creare delle reali funzioni, mansioni nei luoghi di lavori che corrispondano all'istruzione, esperienza e conoscenza. E' riflettere comunque sui dati ufficiali  dei tassi di disoccupazione.
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