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giovedì 17 luglio 2014

Microsoft taglia 18mila posti di lavoro




Per il gigante del software è il più grande taglio di posti di lavoro di sempre. Microsoft ha annunciato che nel prossimo anno lasceranno l'azienda 18mila dipendenti. Il drastico taglio è dovuto (anche) all'integrazione con Nokia. Microsoft ha comprato la divisione "Device and Services" a settembre per 7,17 miliardi di dollari, ma soltanto ora si appresta a integrare ruoli e competenze. E’ quanto ha annunciato la stessa azienda in una nota. La riduzione rappresenta il 14% della forza lavoro e sarà realizzata entro un anno. Si tratta della maggiore ondata di tagli della storia di Microsoft.

Gli oneri che la società mette in conto includono tra i 750 e gli 800 milioni di dollari per le liquidazioni ed altri benefit collegati e tra i 350 e gli 800 milioni di dollari di costi collegati agli asset. Secondo le previsioni il piano di ristrutturazione sarà «sostanzialmente completato» entro il 31 dicembre di quest'anno e «del tutto completato» entro il 30 giugno 2015.

Il programma è stato delineato in una e-mail ai dipendenti dell'amministratore delegato: «La settimana scorsa ho sintetizzato la direzione strategica e la piattaforma della società. Ho chiarito che il focus deve essere l'inizio del viaggio non la fine. I passi più difficili riguardano la creazione dell'organizzazione e della cultura per dare vita alle nostre ambizioni», ha scritto Satya Nadella, specificando che la società comincerà a tagliare 13.000 posti di lavoro e che l'ampia maggioranza delle persone che rimarranno a casa riceverà notifica entro i prossimi sei mesi. «È importante notare che stiamo eliminando posti in alcune aree e che ne saranno aggiunti in altre aree strategiche», ha aggiunto, spiegando che la società «cercherà di essere il più attenta e trasparente possibile nel corso del processo».

A fine giugno Microsoft, come scrive il Wall Street Journal, aveva 99mila dipendenti full time, di cui 58mila negli Stati Uniti. Dei 18mila, 12.500 sono professionalità che verranno eliminate in seguito alle sinergie con Nokia.

Nella mail ai dipendenti scrive: «Iniziamo ora con i primi 13mila dipendenti e la maggior parte di loro verrà informata nei prossimi 6 mesi. Ci tengo a sottolineare che mentre eliminiamo ruoli in alcune aree, ne stiamo aggiungendo altri in posizioni strategiche». Nadella assicura che chi lascerà l'azienda lo farà nella maniera meno traumatica possibile. Il che significa incentivi economici: Microsoft valuta che nei prossimi 4 trimestri l'impatto andrà da 1,1 a 1,6 miliardi di dollari.

Il ceo spiega la decisione con due esigenze: semplificazione organizzativa e fusione con Nokia. La prima voce intende ridurre innanzitutto le linee di management per accelerare le decisioni e «diventare più agili». Il secondo punto riguarda, appunto, Nokia. Oltre al tema occupazionale, Nadella annuncia che i Nokia X, ovvero gli smartphone di fascia bassa annunciati a febbraio con sistema operativo Android, confluiranno nella linea Lumia con Windows.

Microsoft Italia spiega che al momento non è al corrente di quali saranno le conseguenze della riorganizzazione in Italia, mentre i principali tagli interesseranno Finlandia e Cina.

Pochi giorni fa Nadella aveva spedito una nota ai dipendenti dove aveva tratteggiato l'identità della nuova Microsoft. In tre parole: cloud, mobilità, produttività. Il ceo aveva spiegato che non si tratta solo di portare documenti e fogli di calcolo da pc a smartphone, ma «reinventare la produttività di ogni persona e organizzazione in modo che faccia di più e ottenga maggiori risultati».

La Ue convoca l'azienda.«Mi rammarico per il taglio annunciato da Microsoft, la ristrutturazione è una realtà ma deve essere fatto in modo responsabile, basato sul dialogo con le parti sociali e rispettando le leggi sulla consultazione dei lavoratori»: così il commissario al lavoro Lazlo Andor, che ha chiesto di incontrare i rappresentanti di Microsoft «il prima possibile per avere più informazioni su tagli, misure per mitigare le conseguenze sociali e per capire come mobilitare fondi Ue a sostegno di chi ha perso il posto».

domenica 18 novembre 2012

Produttività 2012 2013 , cosa prevede il documento


In sintesi il contenuto del documento. Le parti firmatarie dell'intesa chiedono a governo e Parlamento di applicare sui redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui la detassazione del salario di produttività, con la determinazione di un'imposta,sostitutiva di Irpef e addizionali, al 10%. Le parti inoltre chiedono di applicare la legge del 2007 che prevede lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello fino al limite del 5% della retribuzione contrattuale percepita. Infine chiedono al governo una riforma fiscale per ridurre il prelievo sul lavoro e sulle imprese.

Rafforzamento della contrattazione di secondo livello e sgravi fiscali per il salario di produttività. Sono i punti chiave su cui si basa l'accordo sulla produttività tra imprese e sindacati, un'intesa in sette punti con cui le parti sociali mandano un segnale a governo e partiti facendo la loro parte per il rilancio dell'economia.

Nel documento c'è la richiesta al governo sulle agevolazioni fiscali. Imprese e sindacati chiedono all'esecutivo "di rendere stabili e certe" le misure per la detassazione del salario di produttività, sui redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, "attraverso la determinazione di un'imposta, sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali, al 10%". Per la decontribuzione del salario di produttività, inoltre, chiedono la "compiuta applicazione" della legge che prevede lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello, fino al limite del 5% della retribuzione.

L'accordo tra imprese e sindacati è diviso in sette capitoli, dalla riforma fiscale alla contrattazione collettiva per la produttività. Questi sono i punti chiave del documento, con le richieste condivise.

Contrattazione collettiva. Alla contrattazione collettiva spetterà "una piena autonomia negoziale" sui temi relativi all'equivalenza delle mansioni e all'integrazione delle competenze, "la ridefinizione dei sistemi di orari e della loro distribuzione anche con modelli flessibili", e "le modalità attraverso cui rendere compatibile l'impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori". Imprese e lavoratori chiedono quindi che siano "assunti a livello legislativo, anche sulla base di avvisi comuni, provvedimenti coerenti con le intese intercorse e con la presente intesa".

Relazioni industriali. Il contratto nazionale, garantendo "la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori, deve prevedere una chiara delega al secondo livello di contrattazione delle materie e delle modalità che possono incidere positivamente sulla crescita della produttività, quali gli istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro". I contratti nazionali possono quindi "definire che una quota degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali sia destinata alla pattuizione di elementi retributivi da collegarsi a incrementi di produttività e redditività definiti dalla contrattazione di secondo livello".

Fisco. È necessario, dicono imprese e sindacati, che il governo "tracci le linee guida per attuare una riforma strutturale del sistema fiscale che lo renda più equo e, quindi, in grado di ridurre la quota del prelievo che oggi grava sul lavoro e sulle imprese in maniera del tutto sproporzionata". Le parti sociali "sono consapevoli degli effetti che la contrattazione collettiva, in particolare al secondo livello, può esercitare sulla crescita della produttività" e "convengono sulla necessità di condividere col governo i criteri di applicazione degli sgravi fiscali e contributivi" per il salario di produttività.

Rappresentanza. Entro il 31 dicembre 2012, la materia della rappresentanza "sarà disciplinata per consentire il rapido avvio della procedura per la misurazione della rappresentanza nei settori di applicazione dei contratti nazionali, in attuazione dei principi contenuti nell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011". Le intese dovranno prevedere "disposizioni efficaci per garantire l'effettività e l'esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori per le organizzazioni inadempienti".

Partecipazione dei lavoratori. Imprese e sindacati, considerato che la riforma del mercato del lavoro "dispone che siano i contratti collettivi a dare attuazione alle misure per la partecipazione", chiedono al governo di esercitare la delega "subordinatamente a un approfondito confronto con le parti sociali". Ritengono anche che i contributi versati per i sistemi di welfare contrattuale "debbano beneficiare di un regime fiscale e contributivo di vantaggio, a partire dalla previdenza complementare". Sarebbe utile anche avviare un confronto "per favorire l'incentivazione dell'azionariato volontario dei dipendenti, anche in forme collettive".

Formazione e occupazione. È necessario "realizzare un miglior coordinamento tra il sistema della formazione pubblica e privata non solo per ottenere maggiori benefici e migliori risultati, ma anche per favorire processi di coordinamento e indirizzo con le politiche attive". Le parti sociali, per rendere "più agevole ed efficace l'azione dei fondi interprofessionali per la formazione, anche nella prospettiva del potenziamento delle politiche attive, auspicano la chiara affermazione per legge della loro natura privatistica".

Mercato del lavoro. Imprese e sindacati chiederanno al governo "un confronto sui temi del mercato del lavoro", in particolare una verifica "sugli effetti dell'applicazione della recente riforma sull'occupazione". Le parti sociali ritengono opportuno definire "linee guida operative per affrontare con il governo i processi di ristrutturazione e le situazioni di crisi". E c'è la volontà di "individuare soluzioni utili a conciliare le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori più anziani, favorendo percorsi che agevolino la transizione dal lavoro alla pensione, creando nello stesso tempo nuova occupazione anche in una logica di solidarietà intergenerazionale".

sabato 17 novembre 2012

Produttività del lavoro 2012 – 2013 in attesa della firma


"Non è vero che la trattativa sulla produttività era partita male, era partita bene" e "c'era un accordo di massima di tutti, poi in quest'ultima fase qualcuno ha cambiato idea". Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, in risposta alla leader della Cgil Susanna Camusso Squinzi dice che il testo sulla produttività è pronto e "chi vuole firma, chi non vuole si assumerà le responsabilità davanti al Paese".Riconosce che "non ci sono le condizioni" per una "concordia". Sostiene che "per una vera ripresa dobbiamo ormai focalizzarci sul 2015". La Cisl si dice pronta a firmare il testo concordato.
Il testo sulla produttività coinvolge le organizzazioni imprenditoriali, cioè Confindustria, Abi, Alleanza delle coop, Ania, Rete Imprese Italia, ed ovviamente le sigle sindacali, le parti sociali  Cgil, Cisl e Uil.

L'attenzione delle parti sociali si sposta sul contratto di secondo livello, che disciplina la parte della contrattazione relativa all'organizzazione del lavoro, che interessa cioè turni e orari. Mentre al centro del contratto nazionale ci saranno le tutele di base che riguardano tutti i lavoratori.

La trattativa sulla produttività, avviata ai primi di ottobre, è arrivata quindi alle battute finali: l'accordo è atteso, con la firma dei protagonisti, sindacali e imprenditoriali. Ma sembra molto difficilmente che ci sarà una adesione unitaria: se il fronte dei datori di lavoro è compatto, i sindacati sono divisi, con la Cisl che ha già preannunciato la firma e la Cgil che ha rimarcato gli stessi problemi con Confindustria. Il testo ha recepito alcune indicazioni sollevate dai sindacati la scorsa settimana al tavolo (tra cui superamento degli automatismi, richiesta di rendere la detassazione e decontribuzione strutturale, indicando tetto di retribuzione e percentuali di sgravi).

Primo punto sollevato, quello della rappresentanza e della presenza della Fiom al tavolo del contratto dei metalmeccanici, un problema più politico che legato ai temi della trattativa sulla produttività. Accanto a questo, la tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni, il demansionamento, la richiesta di risorse strutturali.

Sulla questione Fiom, già contestata dalle altre confederazioni ha replicato Luigi Angeletti, leader della Uil: definendo «ridicolo» che la Fiom si sieda al tavolo senza aver riconosciuto il contratto del 2009. Difficile, quindi, che dalla Cgil arrivi un sì, anche se da parte da Confindustria e dalla altre organizzazioni imprenditoriali c'è stata la volontà di arrivare all'accordo unitario.

Dalla Cisl, con il segretario confederale Giorgio Santini, è arrivata la disponibilità a firmare: «Se il nuovo testo conterrà le correzioni concordate nell'ultima riunione tra imprenditori e sindacati la Cisl è sottoscriverà l'intesa sulla produttività», ha scritto il sindacalista in una nota, considerando «fuori luogo e fuori tempo» le considerazioni della Cgil, contestando che voglia affrontare in questo contesto la questione specifica della Fiom.

Dopo la firma, l'accordo sarà presentato al governo. In ballo ci sono risorse per 2,1 miliardi di euro che l'Esecutivo ha messo a disposizione con la legge di Stabilità per gli sgravi a favore della produttività ripristinando le risorse che erano state precedentemente messe a disposizione.

Il leader della Cgil ha scritto ai presidenti di imprese, banche e assicurazioni, e per conoscenza anche ai leader sindacali per "formalizzare i problemi ancora aperti nel negoziato cosiddetto sulla produttività".  Nella lettera, la Camusso ha ricordato che "il sistema di relazioni attuale è ancora caratterizzato da un modello contrattuale agito sulla base di accordi separati e dalla faticosa ricomposizione di una parte dei tavoli contrattuali di categoria". Per questo "l`accordo interconfederale del 28 giugno 2011 con Confindustria ha rappresentato e rappresenta una positiva evoluzione del quadro; un accordo che pone al centro la democrazia e la rappresentanza, la contrattazione di secondo livello e la sua esigibilità. Non casualmente quell`accordo ripropone il tema della strutturalità degli interventi fiscali a sostegno dei premi di produttività".

sabato 29 settembre 2012

Chimici rinnovo contratto di lavoro 180 euro in più in busta paga


Federchimica e Farmindustria, insieme a tutte le componenti sindacali di settore - Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil le altre sigle sindacali settoriali - hanno siglato il rinnovo del contratto  collettivo nazionale di lavoro per gli addetti all'industria chimica, chimico-farmaceutica, delle fibre chimiche e dei settori abrasivi, lubrificanti e Gpl. Il contratto siglato riguarda oltre 180mila lavoratori e circa 3mila imprese.

Rinnovo che avviene in un contesto difficile per la pesante situazione economica e di mercato con la quale l'industria è costretta a agire. Questo è uno dei motivi che, l'ipotesi di accordo, raggiunta in tempi contenuti e senza ricorso a passaggi conflittuali assume alla luce di tutti questi fattori una valenza importante, resa ancor più significativa dai contenuti. L'incremento economico è in linea con la richiesta salariale della piattaforma. Ma i miglioramenti ottenuti vanno oltre l'aspetto salariale e comprendono il welfare contrattuale (fondi pensione e fondi di assistenza sanitaria), il rafforzamento delle relazioni industriali.

Numerosi i punti chiave del nuovo CCNL dei lavoratori chimici: per quanto concerne l'aspetto salariale, è previsto un aumento medio di 148 euro lordi mensili in busta paga - importo che tuttavia sarà erogato in quattro tranches differenti - mentre una novità assoluta è rappresentata dall'introduzione del Progetto Ponte, vale a dire una sorta di patto di solidarietà generazionale al fine di favorire l'occupazione giovanile nel settore. Non solo le aziende sono chiamate ad assumere forza lavoro giovanile in cambio della trasformazione del contratto dei lavoratori "senior" prossimi alla pensione da tempo pieno a tempo parziale, ma questi ultimi ricoprono il ruolo di tutor nei confronti dei nuovi ingressi. Il progetto permette di ridurre gli orari di lavoro di coloro che sono prossimi alla pensione in concomitanza con l'inserimento di giovani nelle medesime realtà lavorative.

I temi significativi del nuovo contratto sono: esigibilità, flessibilità, occupabilità e produttività.

L'esigibilità, che crea condizioni di certezza delle regole e delle loro applicazioni e la coerenza di comportamenti che ne consegue, è stata considerata indispensabile in uno scenario generalmente instabile.
La flessibilità è un aspetto trasversale importante, che parte dal riconoscimento della formazione come strumento essenziale per la qualità delle risorse umane.
Sul fronte dell'occupabilità prende vita il Progetto Ponte, che ha l'obiettivo di aumentare e favorire l'occupazione giovanile, creando un vero e proprio ponte generazionale: il lavoratore senior, che si avvia all'uscita dall'azienda, riducendo il proprio carico di lavoro, consente il subentro di una risorsa junior.
Per quanto riguarda la produttività sarà possibile, previo accordo delle parti in ambito aziendale, posticipare l'erogazione delle tranche di aumento dei minimi contrattuali prevista dal contratto collettivo nazionale fino a 6 mesi. Ciò rappresenta una novità nel panorama delle relazioni industriali.

L' avvio di nuovi modelli di partecipazione rappresenta una nuova sfida per il sindacato e le Rsu che devono acquisire un nuovo livello di preparazione e conoscenza per svolgere in maniera adeguata il ruolo di tutela e rappresentanza. È un passo significativo verso una maggiore definizione della posizione del lavoratore dentro la fabbrica e l'avvio di un processo che può permettere al sindacato di svolgere un ruolo più incisivo anche in quei processi, quali ad esempio le delocalizzazioni, che spesso ci hanno costretto in funzioni di meri attori burocratici di processi già definiti.

venerdì 21 settembre 2012

Mercato del lavoro e produttività: incontro Squinzi-Camusso

Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria e il leader Cgil  Susanna Camusso si sono incontrati nella foresteria dell'Associazione degli industriali. Tema del colloquio è stato la produttività. Nei giorni scorsi il governo aveva sollecitato le parti sociali a trovare un accordo in tempi brevi. Nel pomeriggio, era stato lo stesso Squinzi ad annunciare che i colloqui sull'argomento sono in corso e a dire: "Occorre stringere i tempi al massimo" e che l'intesa deve arrivare presto.

Squinzi ha confermato "tempi brevi" indicando il termine del 18 ottobre, quando "Monti deve andare in Europa". "Sto vedendo tutti i leader dei sindacati ed anche tutti i leader politici. Sul tavolo il tentativo di trovare in tempi stretti un'intesa tra le parti sociali sulla produttività, come chiesto con forza dal governo.

"Abbiamo iniziato ma non siamo ancora entrati nel vivo-vivo, ma ritengo ci siano gli spazi per poter arrivare ad una posizione comune, a posizioni che vadano nella direzione giusta". Squinzi sottolinea che "sicuramente è una cosa da fare in tempi brevi. Il 18 ottobre - dice - Monti deve andare in Europa a presentare il piano di quello che intende fare nei prossimi mesi". Ad una intesa tra imprese e sindacati sulla produttività, continua il presidente di Confindustria, "bisogna che ci arriviamo prima di quella data, almeno alcuni giorni prima".

Il 2013? A differenza di quanto detto da Monti, che ha parlato di "una ripresa" nel 2013, Squinzi ha affermato "L'anno prossimo non sarà l'anno della ripartenza, sarà ancora un anno di riflessione, e spero che la situazione non vada anche a peggiorare". Squinzi ha avvertito: "bisogna avere fiducia, bisogna mettercela tutta"."Purtroppo - dice il presidente di Confindustria - le previsioni sul Pil che il nostro Centro studi aveva indicato già da maggio-giugno, quelle di un calo del pil del 2,4%, sono state confermate. E non avevamo dubbi". Di fronte a queste prospettive anche di evoluzione della crisi, il leader degli industriali invita a reagire con fiducia. "Come dico io da ciclista non bisogna mai smettere di pedalare, bisogna andare avanti". Tra imprese e sindacati, ha detto Squinzi, ci sono "gli spazi per poter arrivare ad una posizione comune" sulla produttività.

Intanto, nel II trimestre dell'anno,al netto degli effetti di calendario,le ore lavorate per dipendente diminuiscono del 2,6% su base annua. Secondo l'Istat, nell'industria le ore lavorate mostrano un calo tendenziale del 3,2% (-3,4% nell' industria in senso stretto,-1,9% nel settore delle costruzioni); -1,8% nei servizi (la più marcata, nel commercio con un -2,5%). L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni è pari a 37,9 ore ogni mille lavorate,con un +10,3 ore sul secondo trimestre 2011.

domenica 9 settembre 2012

Angeletti: si perdono 1.000 posti di lavoro al giorno

La Uil è scettica sulla possibilità che l'incontro tra Governo e sindacati di martedì e gli eventuali che seguissero porti a una soluzione sul fronte dell'aumento dei salari e della produttività.

La disoccupazione potrebbe peggiorare, ci aspetta un autunno "drammatico". Lo ha detto il leader della Uil Luigi Angeletti in un'intervista. "Stiamo perdendo 1.000 posti al giorno" e questa emorragia "non si arresterà, ci aspettano mesi peggiori di quelli che sono passati", sostiene il segretario della Uil. "L'opera del governo contro l'evasione mi sembra positiva" e "la vera rivolta fiscale la devono fare i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano". Ora "bisogna ridurre di 5 miliardi i costi della politica, questo è scandaloso", quei soldi devono ritornare agli italiani", ha continuato Angeletti. "Ci sono 960mila persone che vivono di politica e negli ultimi 10 anni hanno aumentato il loro reddito dell'80%. Non c'è lavoratore o imprenditore che ha beneficiato dello stesso trattamento".

Per l'occupazione in Italia ci aspetta un autunno ''drammatico''. Lo ha detto il numero uno della Uil, Angeletti nel corso di una intervista a Tgcom24 sottolineando che ''stiamo perdendo 1.000 posti al giorno'' e che questa emorragia ''non si arresterà. Ci aspettano mesi peggiori - ha detto - di quelli che sono passati''.

L'azione del Governo sulla crescita finora è stata "deficitaria": ne è convinto il numero uno della Uil, Angeletti che invece ha definito "riuscita" l'azione di Governo concentrata nel creare credibilità verso i mercati finanziari. "Gli italiani si stanno impoverendo. Non solo i giovani non trovano posto di lavoro ma rischiamo, ha spiegato - "di farlo perdere agli adulti e questo è drammatico".

"Il terreno della crescita è il punto debole. Gli italiani si stanno impoverendo e i disoccupati aumentano. Non solo non troviamo lavoro per i giovani, ma rischiamo di farlo perdere anche agli adulti e trovare lavoro a 50 anni è sicuramente più drammatico che a 20", ha aggiunto Angeletti.

Imprese, lavoro, produttività, competitività e flessibilità


Abbattere lo "spread di produttività” del lavoro e per questo è necessario che le parti sociali si impegnino su "un dialogo" che porti in "tempi brevi" a proposte condivise. Il premier Mario Monti e gran parte della squadra di governo incontrano a Palazzo Chigi le associazioni imprenditoriali e rafforzano il pressing perché le stesse imprese insieme ai sindacati (a loro spetta il "ruolo di protagonisti") diano il proprio contributo per migliorare la produttività e la competitività del sistema, dopo "molti anni di declino".
Lavorare di più e rendere più flessibile l'orario di lavoro; aumentare il tasso di occupazione, utilizzando una gamma di misure possibili, come la defiscalizzazione degli oneri sociali per le aziende che assumono giovani laureati. Il tema della produttività sollevato dal governo, e sollecitato da parte di Mario Monti come argomento di confronto tra le parti sociali, è una delle chiavi di volta per il recupero dell'economia italiana.
Ne sono convinti gli imprenditori. Una maggiore produttività del lavoro, che vada a vantaggio della competitività delle imprese e quindi di tutto il paese è fondamentale per crescere e nello stesso  aumentare la presenza sui mercati stranieri e creare occupazione.
Secondo Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e dell'omonima casa di vini, la strada è poter lavorare di più. E ha lanciato un'idea da Cernobbio: «oggi, con le regole che ci sono, non è possibile per i lavoratori regalare un'ora di lavoro all'azienda. Se tutti lo facessero per un anno si avrebbe una riduzione del più del 10% del costo del lavoro», ha sostenuto Zonin. «Ci lamentiamo per la poca crescita, per la disoccupazione: questa idea darebbe un forte segnale di volontà di reazione, dimostrando la volontà di tutti di uscire da questa situazione».
Anche per Paolo Bertoluzzo, AD di Vodafone Italia e Ceo Sud Europa, la sfida della produttività è fondamentale «se vogliamo rimanere agganciati a paesi come la Germania e gli Stati Uniti, che sono cresciuti e hanno fatto della produttività e della competitività fattori distintivi della crescita». Temi che sono certamente agganciati al merito: «merito e competitività sono due facce della stessa medaglia», continua l'AD di Vodafone Italia, che insiste anche sulla flessibilità. «Bisogna puntare sulla contrattazione decentrata, dove possono essere affrontati i temi dell'organizzazione aziendale, al fine di una maggiore produttività».
E a medio termine puntare a ridurre le tasse di imprese e lavoratori. Anche per Massimo Brunelli, ad di Idea Fimit, fondo immobiliare che gestisce 11 miliardi di immobili, la produttività è un fattore fondamentale per la crescita. Bisogna agire su una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro, aumentare la capacità di far fronte ai picchi di lavoro, avere una maggiore disponibilità di lavoro a tempo determinato. Inoltre secondo Brunelli deve essere aumentato il tasso di occupazione, specie delle donne. «Occorre creare politiche virtuose per raggiungere questo obiettivo», continua Brunelli.

A suo parere occorrerebbero politiche selettive per esempio defiscalizzare gli oneri sociali per le imprese che assumono giovani laureati, che ancora scarseggiano nelle imprese italiane.

lunedì 3 settembre 2012

Produttività imprese, il modello tedesco dei contratti aziendali


A giugno 2012 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una diminuzione dello 0,2% rispetto a maggio.

Al netto dei dipendenti in Cig si registra una riduzione dello 0,6%. Lo ha comunicato l'Istat. Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) registra una diminuzione, rispetto a giugno 2011, dello 0,5%.

L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 38,0 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento rispetto a giugno 2011 di 8,9 ore ogni mille.

A giugno la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra un aumento dell'1% rispetto al mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo aumenta dell'1,1%. Lo ha comunicato l'Istat. Rispetto a giugno 2011 la retribuzione lorda per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) cresce dell'1,9%; la medesima variazione si registra anche per il costo del lavoro. Considerando la sola componente continuativa la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dell'1,9%.

Politiche mirate che favoriscano l'innovazione e la ricerca, che insieme alle semplificazioni sono «fattori strategici» per la competitività delle imprese. Anche utilizzando la leva fiscale. Ma soprattutto definendo regole certe e stabili nel tempo, che diano un'indicazione compiuta delle politiche economiche che il Governo intende perseguire anche sui temi della produttività.

Sono queste le priorità individuate da Confindustria che, in vista dell'incontro del 5 settembre con il premier Mario Monti sull'attuazione dell'Agenda della crescita, rilancia il pacchetto di proposte messe a punto con Abi, Ania, Alleanza delle Coop, Rete Imprese Italia e Confagricoltura.

Per Cgil, Cisl, Uil e Ugl servono interventi sui temi della crescita, dell'occupazione e di «un fisco più equo». Piuttosto scettica sulle reali intenzioni del Governo è Susanna Camusso, che sollecita «un grande piano del lavoro» e propone che i proventi dalla lotta all'evasione vengano utilizzati per rendere più pesanti le tredicesime. «Non abbiamo bisogno che sia il Governo a dire alle parti sociali cosa devono fare sulla produttività – afferma la leader della Cgil –. Ci piacerebbe dal Governo un cambio dell'agenda, riparta dal tema del fisco, dalla necessità di ridare risorse al lavoro e alle pensioni, facendo riavviare i consumi».

Mentre il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, considera un primo successo la convocazione a Palazzo Chigi, avendo da tempo sollecitato l'avvio del tavolo in vista di un patto per la crescita. Per favorire la ripresa della produttività, secondo Bonanni vanno incentivati ulteriormente gli accordi aziendali, inoltre bisogna intervenire sul cuneo fiscale. Al Governo la Cisl propone di individuare i settori in cui tagliare, destinando le risorse alla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono.

Vediamo il modello tedesco  che consente al contratto aziendale di sostituire - in tutto o in parte - il contratto nazionale per meglio aderire alle specifiche condizioni produttive. La via del modello tedesco è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

domenica 2 settembre 2012

Lavoro, imprese ed il modello tedesco


In attesa dell'incontro con le imprese che si terrà il 5 settembre, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, al Corriere della Sera ha annunciato importanti riforme. Tra queste "il taglio del cuneo fiscale alle imprese che coinvolgono i lavoratori", sul modello tedesco.

Il Ministro Fornero, alla domanda se con le imprese aprirà il cantiere della produttività? ha risposto «È insieme il cantiere dell'occupazione, della produttività e della competitività. La produttività è un elemento chiave della crescita. Ma da sola non basta».

E' necessario "favorire le start up (produzione) ma anche fare in modo che le norme del lavoro che si adatteranno a queste aziende innovative siano coerenti con la riforma". Inoltre,"la produttività non può nascere dai contratti mordi e fuggi", perchè, ha spiegato il ministro, c'è bisogno di "stabilizzazione nei contratti di lavoro" per sostenere "la produttività" delle imprese.

Vediamo in che cosa consiste il modello tedesco.
La via del modello tedesco più volte indicata dal ministro del lavoro Fornero è quella della partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dell’impresa, un elemento qualificante che nei grandi gruppi è basato appunto sulla cogestione che in Germania garantisce ai dipendenti i poteri decisionali attraverso una rappresentanza in specifici organismi aziendali e una partecipazione  ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili. In particolar modo si tratta di un diritto presente nella Costituzione italiana che all’art. 46 riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

La leva fiscale è "il primo strumento da utilizzare per rilanciare i consumi e l'economia e per far ripartire la contrattazione a livello aziendale". Lo dice il leader della Cisl, Bonanni, a 'La Stampa', sollecitando il taglio delle tasse in vista dell'incontro con il governo con le parti sociali. La crisi, avverte, "è molto pesante, la gente è spaventata per la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle aziende". E per questo "servono soluzioni nuove" che siano "credibili". Bonanni plaude a Monti che sentirà "tutti". E invita a valorizzare il patrimonio italiano: "L'industria manifatturiera e i servizi".
Ricordiamo che in questo clima di apparente, sottolineo apparente fiducia del mercato del lavoro ci sono circa 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi: l'autunno - secondo i sindacati che hanno rielaborato dati del ministero - si prepara ad essere molto difficile sul fronte delle crisi industriali, con la situazione più difficile nell'ultimo ventennio. Ci sono poi altre migliaia di posti a rischio in vertenze che non arrivano neanche al ministero dello sviluppo economico come quelle delle piccole aziende tessili.
Oltre alle vertenze gia note come quella del Carbosulcis e dell'Alcoa, ci sono decine di crisi ancora irrisolte, da quelle del settore elettrodomestici (Electrolux, Indesit, Antonio Merloni) a quelle del settore aereo (da Windjet a Meridiana) passando per la produzione nel comparto ferroviario (Ansaldo Breda e Firema), l'Ict e il tessile (alla crisi della Miroglio si è aggiunta quella di Sixty mentre una soluzione si e' trovata per la Golden Lady/Omsa).
Ecco il quadro di alcune delle principali vertenze alle quali si sta cercando di dare una soluzione:

ALCOA: nella multinazionale dell'alluminio lavorano in Italia a Portovesme, sempre in Sardegna, 540 addetti diretti mentre altri 250 circa sono impiegati nell'indotto. Nel complesso l'azienda tra Veneto e Sardegna occupa 900 lavoratori. Nonostante le trattative in corso la multinazionale ha rifiutato una proroga di una settimana dell'avvio della procedura di spegnimento degli impianti che parte oggi mentre la multinazionale Glencore ha confermato l'interesse per lo stabilimento ma si e' presa una settimana di tempo per valutare. Il nuovo appuntamento è fissato per il 5 settembre.
CARBOSULCIS: nella miniera che rischia la chiusura lavorano, spiega la Uilcem Sardegna, 480 minatori mentre altri 150 lavoratori sono impegnati nella manutenzione.Ieri il ministero ha assicurato che la miniera non interromperà l'attività, come paventato, il 31 dicembre e ha annunciato che chiederà al Parlamento una proroga di "sei mesi, massimo un anno" della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione.


E' già invece chiusa, sempre in Sardegna, l'EUROALLUMINA (400 dipendenti diretti). Circa il 20% degli operai è impegnato comunque nella manutenzione dell'impianto mentre gli altri sono in cassa integrazione. Il nodo resta quello dei costi energetici.
FINCANTIERI: il gruppo che occupa oltre 9.000 dipendenti ha circa 1.300 esuberi ma i livelli di cassa integrazione straordinaria al momento - spiega il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - sono piu' che doppi rispetto a questa cifra.
LUCCHINI: in crisi l'acciaieria con la chiusura ad agosto dell'altoforno di Piombino per carenza di ordini. Per i 1.943 lavoratori sono stati adottati contratti di solidarieta' mentre gli enti locali chiedono al ministro dello Sviluppo economico un tavolo nazionale. Nel complesso il Gruppo (presente anche in Puglia e in Friuli Venezia Giulia) occupa 2.800 dipendenti.
MERLONI: la vertenza - segnala la Cgil - è ancora aperta dopo la cessione di tre stabilimenti all'imprenditore della Qs Group con l'impegno di riassumere 700 lavoratori (ma l'azienda ne conta 3.500). Resta problematica anche la situazione dell'ELECTROLUX con 800 esuberi su 7.000 dipendenti (ma 230 sono gia' usciti grazie a esodi incentivati).
Esuberi anche per l'INDESIT dopo l'annuncio della chiusura dello stabilimento di None che produceva lavastoviglie. L'Indesit ha 4.500 dipendenti, i posti a rischio sono 360.
FIAT TERMINI IMERESE: resta ancora incerto il futuro dei circa 1.300 lavoratori dello stabilimento siciliano della Fiat chiuso lo scorso dicembre dopo che e' sfumata l'ipotesi di impegno da parte di Dr Motors. Difficoltà ci sono anche in altri stabilimenti del Gruppo con l'annuncio di cassa integrazione per Pomigliano e Mirafiori. Vivono nell'incertezza anche i lavoratori dell'IRISBUS in cassa integrazione poichè - spiegano alla Cgil - non e' stato ancora raggiunto il 30% da ricollocare in altri stabilimenti del Gruppo per accedere al secondo anno di cigs a zero ore. Il nodo resta la ricerca di un imprenditore che rilevi la produzione.
NATUZZI: l'azienda che occupa 2.700 lavoratori per la produzione di salotti è in crisi e ha chiesto la cassa integrazione per 1.300 dipendenti.
TESSILE: mentre al ministero dello Sviluppo economico approdano le vertenze più significative sul fronte dei numeri (come OMSA, MIROGLIO, ecc) ci sono decine di piccole aziende di conto terzisti che stanno chiudendo con diverse migliaia di lavoratori, soprattutto donne, che perdono il posto.
COSTRUZIONI: la Cisl segnala come uno dei settori piu' in sofferenza sia quello delle costruzioni a causa del blocco degli investimenti pubblici, della crisi e dell'aumento dei costo dei mutui. Per l'occupazione si è registrato un calo del 5,1% tendenziale nel secondo trimestre 2012 con un picco del 10,1% al Sud.
WINDJET: L'azienda che occupa circa 500 lavoratori ha aperto la procedura di mobilità a metà 2012. A giugno è stato firmato un accordo al Ministero del lavoro per 2 anni di cigs a zero ore per tutti i lavoratori.
MERIDIANAFLY: L'azienda - spiegano alla Cgil trasporti - ha aperto la procedura di mobilità a inizio 2012. Da giugno 2012 850 lavoratori sono in cigs per 7 anni (4 + 3). Il personale della compagnia ammonta nel complesso a 2.300 addetti.

TURISMO: In crisi anche diverse aziende del settore. Al ministero dello Sviluppo economico sono aperti tavoli per la VALTUR (3.600 i lavoratori dipendenti del Gruppo) e per l'ALPITOUR (3.500) a dimostrazione del fatto che la crisi non morde solo l'industria.

lunedì 18 giugno 2012

Lavoro e diritto alle ferie. “Sette giorni ferie in meno per alzare Pil'”


Una settimana in meno di ferie per aumentare il Pil. E' la proposta del sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, che non mancherà di far discutere. Aumentare cioè il tempo di lavoro per far ripartire la produttività . ''Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese - ha spiegato - lo choc può avvenire dall'aumento dell'input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l'anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve''. Secondo Polillo, "se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul pil immediato di circa un punto".

Il sottosegretario, parlando a margine di un convegno a Roma, non vede particolare difficoltà né da parte dell'industria, né da parte dei sindacati. "Da parte dell'industria - precisa Polillo - questo non deve essere un accordo generalizzato ma può essere fatto per le aziende già ristrutturate che hanno mercato e quindi puntare principalmente sui contratti di secondo livello. Per quanto riguarda i sindacati, continua Polillo, "é una fase di riflessione, ma devo dire che non sono contrari a questa ipotesi, almeno la parte più avveduta del sindacato che sta riflettendo per conto suo su questo; all'interno di tutte le sigle, compresa la Cgil, ci sono settori illuminati e riformisti che vi ci stanno ragionando".

"Stiamo vivendo sopra le nostre possibilità: per sostenere i nostri consumi interni abbiamo bisogno di prestiti esteri che negli ultimi anni sono stati pari a 50 miliardi di euro l'anno", ha sottolineato Polillo. "Questo gap lo possiamo chiudere - spiega - o riducendo ulteriormente la domanda interna, inaccettabile per il Paese, oppure aumentando il potenziale produttivo; non possiamo più permetterci questo andamento con gli spread attuali".

"Un'uscita confusa, estemporanea e non particolarmente geniale e alla quale manca un naturale complemento: perché non chiedere ai 500 mila lavoratori in cassa di rinunciare ad una settimana di indennità? Per questa via anche le casse dello Stato ne trarrebbero un beneficio". E' il commento del segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, sulla proposta del sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, di rinunciare a una settimana di vacanza per determinare una crescita immediata del Pil pari a un punto percentuale. "Fuor d'ironia - dice Solari - il problema della scarsa produttività italiana è il frutto della sua stessa specializzazione produttiva nonché degli scarsi investimenti in termini di innovazione e di una non sufficiente dotazione infrastrutturale.

Lavoro straordinario e premi produzione 2012


La detassazione del lavoro straordinario e dei premi di produzione dei lavoratori dipendenti del settore privato, che prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali regionale e comunale, con aliquota del 10%, è stata confermata per il 2012 dalla legge di stabilità dello scorso anno (legge 183/2011, articolo 33, comma 12), e con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 23 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 30 maggio, è stato stabilito l’importo massimo assoggettabile alla tassazione agevolata e il limite di reddito per l’accesso al beneficio.

La sua pubblicazione rende di fatto applicabili gli accordi aziendali sottoscritti. Per l’insieme della detassazione il governo ha fissato un limite di 835 milioni di euro per il 2012 e di 263 milioni per l'anno 2013. Il decreto inoltre stabilisce che nel 2012 la tassazione agevolata del 10% dei premi di produttività trova applicazione entro il limite di importo complessivo di 2.500 euro lordi (anziché di 6.000 come lo scorso anno) e solo per i redditi da lavoro dipendente non superiori, nell'anno 2011, a 30.000 euro (anziché i 40.000 dello scorso anno) nei quali devono essere conteggiate anche le somme assoggettate, sempre nel 2011, all'imposta agevolata.

L'agevolazione – introdotta dall'articolo 2, comma 1, del Dl 93/08 (convertito dalla legge 126/08) – consente l'assoggettamento dei salari incentivanti, con l'obiettivo di incrementare la produttività. Il fine della norma si è però scontrato con un'evoluzione intricata, caratterizzata da diversi interventi e dalla veste sperimentale che la misura mantiene tuttora: una mancanza di regole certe che penalizza datori di lavoro e lavoratori.
I tetti determinati dal decreto attuativo per il 2012 ridurranno drasticamente il numero dei lavoratori beneficiari (2 milioni in meno secondo alcune stime): il perimetro è riferito al settore privato ma limitatamente ai soggetti che svolgono in modo esclusivo attività economica . I destinatari possono usufruire della detassazione per un importo complessivo di 2.500 euro solo se il reddito da lavoro dipendente, conseguito nel 2011, non ha superato i 30mila euro, al lordo delle somme assoggettate nello stesso anno all'imposta sostitutiva del 10 per cento.
Le somme incentivanti devono essere corrisposte in attuazione di accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali
Si deve trattare di emolumenti accessori della retribuzione corrisposti ai lavoratori in collegamento a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa nonché correlati ai risultati dell'andamento economico dell'impresa o a ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale (straordinari, lavoro notturno, lavoro supplementare, premi di secondo livello e altro)
Gli accordi aziendali devono essere redatti in forma scritta.
È esclusa la retroattività della detassazione sulle somme corrisposte in periodi antecedenti alla stipula degli accordi.
Dovrebbero rientrare anche le intese preesistenti al 2012 purché in corso di efficacia e con valore di ultrattività per l'anno in corso.
Nell'alveo agevolabile rientrano anche i contratti di prossimità sottoscritti ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 148/2011 (secondo le disposizioni di cui all'articolo 22 della legge di stabilità 2012).

giovedì 28 ottobre 2010

PARTECIPAZIONE AGLI UTILI D’IMPRESA

E’ stato pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il Codice della partecipazione dei lavoratori ai risultati di impresa al fine di raggiungere l’obiettivo comune di solidità competitiva della  impresa e della valorizzazione del lavoro. Nel quotidiano Il MESSAGGERO qualche giorno fa è apparso un articolo in cui vengono messi in forte evidenza come alcune imprese italiane hanno adottato una politica del lavoro di stile europeo. Salari europei in cambio di una maggiore produttività e competitività.
Vorrei parlare dell’accordo fra imprese e sindacati, sottolineerei tutti i sindacati senza divisioni, hanno siglato un accordo basato su uno scambio di alto profilo e di qualità per entrambi i contraenti. In riferimento alla Luxottica e non solo, circa 8 mila dipendenti si sono impegnati ad aumentare la qualità del prodotto lavorato eliminando ogni difetto fin dal primo momento del processo di lavorazione di contro l’azienda ha garantito ai dipendenti una serie di bonus: assistenza sanitaria, parziale rimborso dei libri per la scuola dei figli, asilo nido interno agli stabilimenti di lavoro ed inoltre il rimborso per la spesa di determinati generi alimentari.
Il Ministro Sacconi, nell’ambito della presentazione del codice della partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa,  ha precisato che è l’economia della partecipazione l’unica soluzione in grado di conciliare la solidarietà tipica del modello sociale europeo con l’efficienza della competizione globale.
Comunque per ottenere una giusta sinergia tra imprese e sindacati si deve avere un doppio filo d’azione. Il primo aumentare la produttività dell’azienda ed il secondo fornire maggiori garanzie sociali ai dipendenti lavoratori. Tutto ciò deve fare in modo che si crei un giusto connubio tra datore di lavoro e dipendente che miri sia al benessere dell’individuo che ad una nuova visione dei rapporti tra sindacati ed impresa. Bisogna avere una visione più moderna, più europea delle relazioni fra datore di lavoro e sindacati. Uno sguardo verso il futuro.
Sicuramente dare degli incentivi ai dipendenti significa che nelle fasi di lavorazione ci sia una maggiore attenzione dei tempi e modi di lavoro e come risultato diretto restringe i costi di produzione dando risultati diretti all’azienda e ai dipendenti stessi.
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